Comune di Pioltello
Fotografia area Comunicazione
25 Aprile 2019

Festa della Liberazione, intitolato un giardino della città ai “Partigiani d’Italia”

Il corteo cittadino ha percorso le vie della città fino al Monumento ai Martiri della Libertà. Qui si sono tenuti i discorsi delle autorità e lette le lettere dei partigiani Braccini e Macchieraldo condannati a morte dai nazifascisti

Pioltello, 25 aprile - Si è tenuta oggi, 25 aprile, in un clima di partecipazione e commozione, la celebrazione del 74° anniversario della Liberazione. La festa della vittoria sulla dittatura e il nazifascismo è stata anche l’occasione per l’intitolazione ai “Partigiani d’Italia” del giardino tra via Don Carrera e via Bengasi. Presenti alle manifestazioni alcune centinaia cittadini, la sindaca Ivonne Cosciotti, i rappresentanti della Giunta e del Consiglio comunale, l’Anpi cittadina e provinciale, le associazioni d’Arma e i Carabinieri.

Le celebrazioni della Festa della Liberazione hanno preso il via alle ore 10,30 da piazza della Repubblica con il corteo del 25 aprile, che da Pioltello Vecchia si è diretto a Pioltello Nuova, accompagnata dal Corpo musicale di Sant’Andrea, che ha eseguito brani della tradizione musicale nazionale e partigiana, come Bella Ciao e Fischia il Vento. Tornato sui suoi passi il corteo si è fermato per depositare una corona al monumento ai Caduti in piazza Giovanni XXIII, dove sono stati eseguiti l’Inno di Mameli, la Canzone del Piave e il Silenzio.

Il corteo poi ha proseguito fino a via Don Carrera, presso il monumento ai Martiri della Libertà. Qui è intervenuto Pierino Rossini, presidente dell’Anpi Pioltello, che ha poi passato il microfono alla sindaca Ivonne Cosciotti, che nel suo discorso alla città ha letto, in un clima di grande commozione, le ultime lettere ai loro cari dei partigiani Paolo Braccini e Ugo Macchieraldo (le lettere e le biografie dei due partigiani sono riportate in calce. Ndr).  Prima di svelare la targa che intitola il parco ai “Partigiani d’Italia” e della benedizione di don Aurelio, Fausto Cibra, nipote del partigiano Pioltellese Giacomo Cibra, ha letto i nomi dei partigiani e dei patrioti pioltellesi che hanno partecipato alla Resistenza e la sindaca ha annunciato che per il 2 giugno sarà pubblicato un libro sui partigiani di Pioltello. La manifestazione si è conclusa presso il cortile della cooperativa del Popolo di via Bozzotti, con un rinfresco offerto dall’Anpi cittadina a tutti i partecipanti.

Prima delle celebrazioni odierne, nel pomeriggio di ieri, l’Anpi insieme all’Amministrazione, hanno posato una corona di alloro alla lapide ai Caduti di Villa Opizzoni, in via Aldo Moro 22, e visitato i sepolcri dei caduti che riposano nel cimitero di Pioltello.

 

LE LETTERE E LE BIOGRAFIE DI PAOLO BRACCINI E UGO MACCHIERALDO

Paolo Braccini (nome di battaglia Verdi)

Biografia e motivazione Medaglia d’oro al valore militare

Paolo Braccini (Verdi) – Biografia e motivazione Medaglia d’oro al valore militare
Suo padre, Braccio Braccini, medico condotto, era stato, prima dell'avvento del fascismo, sindaco socialista di Terni. Paolo, dopo essersi laureato prima in agraria e poi in veterinaria, si era dedicato con successo alla ricerca e all'insegnamento. Nel 1931, il giovane - che era stato allontanato, dopo una perquisizione della polizia nella casa paterna, dal corso allievi ufficiali - vinta una borsa di studio, si era trasferito a Milano dove si era, appunto, laureato in agraria, aveva conseguito la docenza e si era anche laureato in veterinaria. Nel 1940 il giovane professore passa a Torino, all'Istituto di Zooctecnia, ed è nel capoluogo piemontese che conosce Duccio Galiberti e si avvicina al Partito d'Azione. Dopo l'armistizio e dopo che avrà contribuito alla costituzione delle prime formazioni partigiane, rappresenterà proprio il PdA nel primo Comando militare regionale piemontese del CLN. Braccini si adoprerà, in sintonia con Eusebio Giambone, per far sì che la lotta contro gli occupanti e i loro alleati fascisti, si trasformi in guerra di popolo. Purtroppo, l'attività di organizzazione e di orientamento del giovane docente, che nella Resistenza è conosciuto come "Verdi", dura pochi mesi. Anch'egli, infatti, finisce nelle mani della polizia fascista, quando questa, per una delazione, fa irruzione nella sacrestia del Duomo di Torino e vi sorprende quasi al completo il Comando militare. Di fronte al Tribunale speciale che lo condannerà a morte con altri sette compagni di lotta, il professore non perde mai la calma e la serenità. Come ebbe a scrivere Giovanni Pesce: "Braccini, intravista la moglie mentre lo traducono per l'ultima volta, le grida affettuosamente “Ciao cocca”. La moglie Marcella ha la forza di non piangere e di gridare: “Ciao, coraggio Paolo, alla bambina penso io”. Dopo l'uccisione di Braccini, la Divisione Alpina "GL" operante in Val Granda prese il suo nome. All'eroico professore è stata concessa la massima ricompensa al valore con questa motivazione: "Membro del Comitato militare del C.L.N. del Piemonte, dopo aver concorso alla costituzione dei nuclei partigiani delle valli, portava largo e decisivo contributo all'assetto e al potenziamento delle formazioni piemontesi. Sottoposto a giudizio e condannato a morte, consacrava con l'olocausto della propria vita l'ardente fiamma che l'aveva sostenuto durante il periodo della lotta clandestina. II piombo nemico troncava la sua nobile esistenza. Cadeva suggellando, con l'estrema invocazione all'Italia, la sua fede nei destini della Patria". Hanno intitolato strade a Paolo Braccini molti Comuni italiani, tra i quali quelli di Roma e di Torino.

 

Lettera di Paolo Braccini alla figlia Gianna

3 aprile 1944

Gianna, figlia mia adorata,                                                           
è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in te. 

Sarò fucilato all'alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorno capirai appieno. 
Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io: il tuo Babbo non morrà mai. Egli ti guarderà, ti proteggerà ugualmente: ti vorrà sempre tutto l'infinito bene che ti vuole ora e che ti ha sempre voluto fin da quando ti sentì vivere nelle viscere di tua Madre. So di non morire, anche perché la tua Mamma sarà per te anche il tuo Babbo: quel tuo Babbo al quale vuoi tanto bene, quel tuo Babbo che vuoi tutto tuo, solo per te e del quale sei tanto gelosa.  
Riversa su tua Madre tutto il bene che vuoi a lui: ella ti vorrà anche tutto il mio bene, ti curerà anche per me, ti coprirà dei miei baci e delle mie tenerezze. Sapessi quante cose vorrei dirti ma mentre scrivo il mio pensiero corre, galoppa nel tempo futuro che per te sarà, deve essere felice. Ma non importa che io ti dica tutto ora, te lo dirò sempre, di volta in volta, colla bocca di tua Madre nel cui cuore entrerà la mia anima intera, quando lascerà il mio cuore.
Tua Madre resti sempre per te al di sopra di tutto.                                      
Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo Padre.

 

Ugo Macchieraldo (nome di battaglia Mak)
Biografia e motivazione Medaglia d’oro al valore militare

Allievo ufficiale del Genio presso la Scuola di Spoleto, frequentò poi l'Accademia aeronautica di Caserta. Nel 1936 fu in Spagna, al comando di una squadriglia da bombardamento, e nel corso della Seconda mondiale fu impegnato su diversi fronti. Decorato di quattro Medaglie d'argento e proposto per altre due, Macchieraldo era maggiore quando fu annunciato l'armistizio. L'ufficiale decise subito di arruolarsi come semplice partigiano, col nome di battaglia di "Mak", in una formazione che operava nel Canavese e nel Biellese. Divenne presto capo di stato maggiore e vice comandante della 76a Brigata Garibaldi. Catturato nella notte tra il 29 e il 30 gennaio 1945, sulla Serra di Ivrea, fu sottoposto a Cuorgnè a un processo sommario da un tribunale tedesco. Condannato a morte con i patrioti Riccio Orla di Borgofranco e Piero Ottinetti di Ivrea, fu fucilato il 1° febbraio deelò 1945 nel cimitero del capoluogo eporediese. La motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare così lo ricorda: "Ufficiale magnifico, pilota eroico, comandante esemplare, reagiva alla dissoluzione dell'8 settembre 1943, arruolandosi in una formazione partigiana quale gregario. Distintosi nella condotta di brillanti e difficili azioni di sabotaggio, diveniva in breve vicecomandante della formazione. Catturato per delazione, veniva sommariamente processato e condannato alla fucilazione, insieme ad altri due patrioti. Un sereno ed elevato testamento spirituale alla moglie ed alla figlioletta e le espressioni di addio ai genitori, testimoniano della sua dedizione alla Patria e della fiducia nell'utilità del suo sacrificio. Traversando il paese per raggiungere il luogo dell'esecuzione, rincuorava i propri compagni e le donne piangenti, cui rivolgeva forti parole di fede e di incitamento alla resistenza. Di fronte al plotone di esecuzione, dichiarava di voler dimostrare come sapesse morire un ufficiale italiano. Pronunciate parole di perdono e di commiserazione per i soldati esecutori, perché irresponsabili della colpa dei capi, intimava agli ufficiali di togliersi dai ranghi e trasmetteva personalmente l'ordine che troncava la sua radiosa esistenza".

 

Lettera alla compagna Mary e alla figlioletta

1 febbraio 1945

Mia cara Mary, 
compagna ideale della mia vita, questa sarà l'ultima lettera che tu avrai dal tuo Ugo! Ed io spero che sappia portarti tanto conforto. 

Il tribunale militare tedesco di Cuorgnè mi ha condannato a morte mediante fucilazione ed io attendo con altri due patrioti (Orla Riccio di Borgofranco e Ottinetti Piero di Ivrea) di passare da un momento all'altro a miglior vita. Sono perfettamente sereno nell'adempiere il mio dovere verso la Patria, che ho sempre servito da soldato senza macchia e senza paura, sino in fondo. So che è col sangue che si fa grande il paese nel quale si è nati, si è vissuti e si è combattuto. Come soldato io sono sempre stato pronto a questo passo ed oggi nel mio animo è grande più che mai la forza che mi sorregge per affrontare con vera dignità l'ultimo mio atto di soldato. Bisogna che tu, come compagna ideale e meravigliosa del tuo Ugo, sappia come lui sopportare da sola con la nostra cara Nena il resto della tua vita che porterà il tuo Ugo nel cuore. 
Vado ora a morire ma non posso neanche finire, ti bacio forte forte con Nena 
tuo Ugo.

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