Comune di Pioltello
Fotografia area Comunicazione
12 Novembre 2019

Inaugurata “Com’eri vestita?” la mostra che combatte gli stereotipi sulla violenza nei confronti delle donne

La sindaca Ivonne Cosciotti: «Troppo spesso quando si parla di violenza nei confronti delle donne c’è l’idea che la vittima se la sia “un po’ cercata”. Noi sappiamo che non è così e questa mostra lo dimostra inequivocabilmente»

Pioltello, 12 novembre 2019 –  Un pigiama, una sciarpa, un grembiule da lavoro, un vestito. Sono questi, insieme alla domanda “Com’eri vestita” e al pregiudizio che la sottende, alcuni degli ingredienti di un pomeriggio di emozioni forti. Teatro dell’evento la biblioteca comunale di Pioltello, dove sabato 9 novembre è stata inaugurata la bellissima mostra denominata, appunto, “Com’eri vestita”, allestita dal Comune con i ragazzi delle classi della 2B Professionale Socio sanitario del Machiavelli, su progetto dell’associazione Libere Sinergie e dell’Università del Kansas.

La mostra, a ingresso libero e visitabile fino 26 novembre, rende esplicito, attraverso il racconto di storie realmente accadute a cui sono affiancati gli abiti delle vittime, quanto sia inconsistente il pregiudizio che attribuisce alle donne la responsabilità delle violenze e quanto l’interrogativo che viene posto "Cosa indossavi? Com'eri vestita?", sottintenda l'attribuzione della responsabilità non su chi è autore della violenza, ma sulla vittima.

Erano presenti all’inaugurazione la sindaca Ivonne Cosciotti e l’assessora alla Cultura e Pari opportunità Jessica D’Adamo, i rappresentanti della giunta e dell’Amministrazione insieme ai rappresentanti del Centro Antiviolenza Viola, partner dell’iniziativa, i ragazzi del Machiavelli con gli insegnanti e la dirigente Michelina Matera, il media partner Gazzetta della Martesana e moltissimi cittadini.

Ha introdotto la mostra la sindaca Ivonne Cosciotti, che ha ribadito: «Troppo spesso quando si parla di violenza nei confronti delle donne c’è l’idea che la vittima se la sia “un po’ cercata”, magari ha avuto un gesto, un comportamento o un vestito che in qualche modo hanno giustificato la violenza. Noi sappiamo che non è così. La mostra che inauguriamo oggi lo dimostra inequivocabilmente. La violenza sta nelle teste delle persone. Ed è qui che dobbiamo operare, perché contro la violenza l’unica risposta è il rispetto dell’altro e il confronto. Colgo l’occasione di ringraziare tutti coloro che hanno lavorato a questa mostra e in particolare gli studenti del Machiavelli – ha concluso la sindaca rivolgendosi ai ragazzi presenti –: Perché vedete voi siete il futuro. Il fatto che abbiate fatto lavori così belli e importanti mi fa stare tranquilla e certa che la nostra città è e sarà in buone mani».

Alla sindaca ha fatto eco l’assessora alla Cultura e Pari opportunità Jessica D’Adamo, che ha brevemente introdotto la mostra, sottolineando come sia in realtà molto semplice, ma proprio per questo di grande impatto. Poi ha letto la testimonianza della donna da cui è nata l’idea della mostra, commuovendo tutti: «”Ciò che indossavo era questo: sopra una maglietta girocollo bianca di cotone a maniche corte, infilata dentro una gonna di jeans, anche questa di cotone, che arrivava appena sopra il ginocchio, e avevo una cintura in vita. Sotto un reggiseno bianco di cotone e delle mutandine bianche. Ricordo perfino che non erano neppure coordinate. Ai piedi scarpe da tennis bianche. Proprio il tipo con cui si gioca a tennis. E infine orecchini d’argento. Avevo messo il lucidalabbra. Questo era quello che indossavo quel giorno, quella notte, il 4 luglio 1987.  Magari vi starete chiedendo perché ciò sia importante o come faccia io a ricordare ogni singolo dettaglio. Cercate di capire: mi hanno fatto questa domanda un sacco di volte, mi hanno costretto a ricordare un sacco di volte. Questa domanda, questa risposta, questi dettagli. Ma dalla mia risposta a questa domanda tanto attesa, tanto anticipata sembra dipendere tutto. Non contano gli altri dettagli di quella notte, durante la quale, a un certo punto, sono stata violentata. Mi chiedo quali risposte e quali dettagli darebbero conforto o potrebbero dare conforto a voi, miei inquisitori, che cercate conforto dove, ahimè, non si può trovare. Se solo fosse così semplice. Se solo noi potessimo farla finita con gli stupri, semplicemente cambiando i vestiti. C’è dell’altro. Ricordo anche cosa indossava lui quella notte, sebbene nessuno me l’abbia mai chiesto».

Alla presentazione della mostra sono intervenute anche Lorena Trabattoni e Chiara Sainaghi del Centro Antiviolenza Viola, acronimo di Valorizzare le Interazioni per Operare Laboratori Antiviolenza, che da anni sul territorio dell’Adda Martesana agisce per promuovere azioni condivise di contrasto ed emersione del fenomeno della violenza domestica nei confronti delle donne «Non esiste una ricetta unica per contrastare la violenza sulle donne – ha spiegato Lorena Trabattoni – occorre operare come una squadra, partendo proprio dai ragazzi, è quella di oggi è un’occasione importantissima, per promuovere una cultura del rispetto di genere. Anche quando si è di fronte a un dubbio, prima di arrivare a episodi di violenza, una donna o una ragazza che sta vivendo una relazione di possesso, può rivolgersi agli sportelli di ascolto che esistono a Pioltello e sul territorio dell’Adda Martesana».

Infine, prima dell’intervento dei ragazzi, che hanno spiegato come hanno realizzato la mostra e il significato che essa ha assunto per loro, la dirigente scolastica Michelina Matera ha dichiarato: «La nostra scuola ha raccolto la sfida lanciata dal Comune. I ragazzi sono stati preparati in aula su un tema come questo, estremamente delicato e attuale, hanno cercato gli indumenti dei casi poi esposti nella mostra, verificando con l’esperienza come violenza e femminicidio non abbiano a che fare con quello che le vittime indossano. In più si sono fatti fotografare con i vestiti raccolti, rappresentando essi stessi le situazioni e vivendole in modo ancora più empatico».

Caratteristica della mostra “Com’eri vestita?” di Pioltello, rispetto le altre località in cui è stata in questi anni, è stata infatti che affianco alle storie e ai vestiti sono state affisse delle bellissime foto, scattate da Massimo Giuffrida, in cui i ragazzi hanno indossato gli abiti delle vittime e “messo in scena” le diverse di situazioni in cui si è svolta la violenza. I pannelli sono inoltre dotati di codice Qr attraverso il quale è possibile ascoltare le voci delle vittime, che raccontano la loro esperienza, voci e storie che sono visibili anche su un monitor, posto in sala. La mostra ha anche un angolo dedicato a Lea Garofalo, protagonista di Legalmente 2019 e del reading teatrale del 16 novembre prossima, anch’essa donna vittima di violenza.

Sulla pagina Facebook del Comune di Pioltello è possibile scaricare le foto dell’evento, vedere i video degli interventi e di presentazione della mostra.

 

 

Ufficio Stampa Comune di Pioltello

Stefano Ferri

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